Roberto Roberti (pseud. di Vincenzo Leone)

Nacque a Torella dei Lombardi il 24 luglio 1879 da Domenico e da Filomena Antonelli. Dopo i primi studi presso un collegio di Salesiani a Cava de’ Tirreni, si trasferì a Napoli, dove si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza. In quegli anni ebbe modo di avvicinarsi al mondo del teatro, partecipando alle messe in scena di una compagnia filodrammatica. Dopo la laurea, nel 1905 entrò nella compagnia Talli-Gramatica-Calabresi. Per celare l’attività teatrale ai genitori, che avrebbero visto la professione di attore come un disonore, adottò il nome d’arte di Roberto Roberti.
Nel 1911 recitò nel suo primo film, La bufera, prodotto dall’Aquila films di Torino. L’anno seguente entrò nella compagnia teatrale di Ferruccio Garavaglia, ma a seguito della morte precoce del capocomico, decise di accettare la considerevole offerta di ingaggio dell’Aquila films. Qui conobbe l’attrice Bice Waleran (all’anagrafe Edvige Valcarenghi) che sposò nel 1914.
Tra il 1913 e il 1915 diresse e in parte interpretò moltissimi medio e lungometraggi per buona parte riconducibili al cosiddetto cinema in frac. Sebbene la critica apprezzasse poco questi film, riconosceva a R. un certo buon gusto nella messa in scena.
Nel 1915 non venne arruolato, e R. poté quindi continuare l’attività registica con film di carattere sentimentale e favolistico che riscossero minore successo. Nel 1917 venne chiamato a Roma dalla Caesar Film per dirigere Francesca Bertini. Dopo un breve ritorno a Torino, si trasferì definitivamente nella capitale per dirigere i successivi film della diva, che gli valsero grande successo.
Nel 1922 la carriera di R. subì un brusco arresto, dovuto soprattutto all’improvviso addio alle scene della Bertini e alla crisi contingente dell’industria cinematografica italiana. Nel 1923 fu contattato da Mussolini per trarre un film da un suo romanzo. Il progetto, tuttavia, fu abbandonato per motivi di convenienza politica.
In seguito diresse pellicole modeste, fino a un periodo di forzata inoperosità, probabilmente dovuto a motivi politici. Questo periodo infausto fu allietato nel 1929 dalla nascita del suo unico figlio, Sergio. Riuscì a tornare alla regia solo nel 1939, ma i film che diresse ebbero riscontri modesti. Nel 1949 fece ritorno al paese natio, dove morì il 10 gennaio 1959.

Angelo Iermano

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