Michele Pironti
Nacque il 24 gennaio 1814 a Misciano, un piccolo borgo di Montoro nel Principato Citra, da Francesco Antonio e Rosa Belli. Dopo aver frequentato nel suo paese la scuola del parroco Giuseppe Grimaldi, si dedicò, dapprima, agli studi letterari e classici presso il liceo di Nola, e all’università e, in seguito, agli studi di diritto a Salerno. Fu avvocato, giornalista e poeta.
Il 1848 rappresentò un anno decisivo per P. Fu eletto deputato, il 27 aprile, al nuovo Parlamento nazionale napoletano, con ben 3.904 preferenze (su 7.495 votanti) e, poco dopo (l’8 maggio), nominato giudice presso la Gran Corte criminale di Santa Maria Capua Vetere. Solo alcuni mesi più tardi, il 18 ottobre, sarebbe stato però “messo al ritiro” dalla magistratura, e, invece di andarsene come molti in esilio, avrebbe scelto di avversare apertamente il regime borbonico.
Condannato a morte nel 1851, P. ebbe commutata la pena in ventiquattro anni di carcere duro. Graziato nel 1859, alla liberazione del Regno di Napoli fu nominato consigliere della Corte di cassazione di Napoli nel 1860, eletto deputato del nuovo Stato italiano (1861-1865), e, nel luglio del 1861, nominato segretario di Grazia e giustizia nella luogotenenza Cialdini.
Contribuì a organizzare il primo piano organico di epurazione e di rinnovamento del personale delle province dell’ex Regno borbonico (a esclusione della Sicilia); progetto poi revisionato e “moderato” da una Commissione formata ad hoc.
Ricoprì il ruolo di guardasigilli nel 1869 (nel III Governo Menabrea) per pochi mesi, costretto alle dimissioni per la sua politica intransigente nei confronti della magistratura non abbastanza rispettosa degli indirizzi “nazionali” governativi.
Nominato conte dal re, quasi come un gesto riparatorio, rientrò nel 1870 nei ranghi della magistratura concludendo la sua carriera come procuratore generale della Corte di cassazione di Napoli.
Morì a Torre del Greco il 14 ottobre 1885.
Antonella Meniconi
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