Guido Dorso

Nacque il 30 maggio 1892 ad Avellino. Si laureò in Giurisprudenza alla Regia università di Napoli nel 1915.
Allo scoppio della Grande guerra D. si schierò con gli interventisti, lasciando traccia di queste sue posizioni in otto interventi pubblicati su “Il Popolo d’Italia” di Benito Mussolini. Partecipò al primo anno di conflitto, ma, a causa di problemi di salute, nei primi mesi del 1916 venne esonerato. Nel 1919 riprese l’attività pubblicistica, scrivendo per alcuni fogli locali.
All’inizio del 1923, dopo tre anni di silenzio, assunse la direzione di un nuovo settimanale, “Il Corriere dell’Irpinia”. Con il passare delle settimane gli orizzonti editoriali del foglio avellinese si allargarono, con interventi dello stesso D. su temi di politica nazionale e un piglio battagliero di crescente denuncia nei confronti del fascismo. La direzione del settimanale lo portò ad entrare in contatto con Piero Gobetti che, nel giugno del 1923, lo invitò a collaborare alla sua “La Rivoluzione liberale”, offrendogli così per la prima volta una ribalta nazionale che si sarebbe rivelata decisiva. L’elaborazione di D. avrebbe trovato una sua compiuta enunciazione ne La Rivoluzione meridionale, uscita nel 1925.
Il contemporaneo consolidamento del regime fascista e il varo delle leggi eccezionali avrebbero però messo a tacere ogni forma di dissenso nei confronti del governo Mussolini. Sorvegliato dalle autorità, negli anni seguenti D. dovette diradare i contatti con altri esponenti antifascisti, dedicandosi all’attività di avvocato.
Il crollo del fascismo e l’armistizio nell’estate del 1943 coincisero per D. con il ritorno all’impegno politico e pubblicistico, legato alla sua militanza nel Partito d’Azione, diventando una delle figure di spicco del gruppo dirigente meridionale del partito. Nell’estate del 1945 accettò di dirigere il quotidiano napoletano “L’Azione”, organo degli azionisti dell’Italia meridionale. Ma l’esperienza alla guida del quotidiano, con sede a Napoli, ebbe breve durata. Nel dicembre del 1945 “L’Azione” chiuse i battenti.
D. prese parte a una nuova iniziativa politica, in occasione del referendum del giugno 1946, candidandosi all’Assemblea costituente, assieme ad altri esponenti del meridionalismo di area azionista, nelle liste dell’Alleanza repubblicana, per le circoscrizioni pugliesi e lucane. I voti della lista non furono sufficienti per eleggere rappresentanti alla Costituente.
I mesi successivi furono segnati da un peggioramento delle sue condizioni di salute, che divennero purtroppo irrimediabili. Il 5 gennaio 1947, nella sua casa avellinese, D. morì.
Il profondo e crescente disincanto per le vicende politiche lo aveva spinto, negli ultimi mesi della sua vita, a una intensa fase di studio e di elaborazione teorica. Significativi lasciti di questa sua ultima fase di riflessione sono due saggi, pubblicati postumi: La dittatura borghese da Napoleone a Hitler e Classe politica e classe dirigente.

Mario De Prospo

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