Francesco Amendola

Nacque il 5 febbraio 1881 a Piazza di Pandola, frazione di Montoro Inferiore, da Michele di Sarno e Francesca Federici. Dopo avere sposato a Napoli nel 1915 Maria Carolina Viola, A. si trasferì con la famiglia ad Avellino nel 1934, nella storica villa di via Due Principati da allora ribattezzata “Villa Amendola”.
Subito dopo la Liberazione, A. aderì al Partito d’Azione. Alle elezioni amministrative del 24 novembre 1946 con cui, dopo oltre vent’anni, si tornò a votare per il consiglio comunale, fu eletto consigliere comunale e poi sindaco con 24 voti, grazie all’accordo sul suo nome di liberali e partiti di sinistra. La giunta era difatti formata da una maggioranza del Blocco popolare repubblicano, che era composta da comunisti, socialisti, azionisti mentre all’opposizione rimanevano invece la Democrazia cristiana e i qualunquisti. Nonostante l’eterogeneità della maggioranza, essa durò sino al 1952, grazie anche alla capacità di mediazione di A., al suo spostarsi su posizioni di un moderato liberalismo e alla contemporanea marginalizzazione dei comunisti, soprattutto dopo le elezioni politiche del 18 aprile 1948.
Operando sopra le parti e con grande carisma, il sindaco A. operò energicamente per la risurrezione della città dalla miseria materiale in cui era precipitata durante la guerra, in special modo dopo i bombardamenti del settembre 1943.
Dopo un inevitabile quanto lento declino dovuto a una serie di defezioni, la maggioranza consiliare del sindaco A. si vide ridotta nel 1951 a soli venti membri, e il prefetto Orrù l’8 marzo 1952 firmò il decreto di scioglimento dell’amministrazione. A. rimase in qualità di commissario prefettizio fino al 14 giugno 1952. Terminava così l’amministrazione del primo sindaco di Avellino dell’Italia repubblicana e democratica, esperienza politicamente singolare per il “connubio” del Blocco popolare, ma altrettanto significativa per la rinascita ed il progresso della città di Avellino.
A. morì ad Avellino il 5 novembre 1959.

Vincenzo Barra

×