Federico Biondi

Nacque ad Avellino il 13 settembre del 1925, figlio di Luigi e Clelia Barra. Gli ideali della giustizia e della libertà in cui era stato cresciuto dal padre Luigi divennero presto gli stessi verso cui si orientò sin dalla prima giovinezza, e furono all’origine del suo sentimento antifascista e repubblicano. Dopo il 25 luglio 1943 prese parte attiva al piccolo gruppo di antifascisti che, dietro la guida e l’ispirazione del Partito d’Azione, iniziò un’attività clandestina di denuncia del tentativo reazionario di Badoglio di restaurare l’autorità monarchica. Denunciato, B. venne arrestato il 22 agosto e deferito al Tribunale Militare per essere processato. Scarcerato all’indomani dell’8 settembre, si iscrisse al Partito d’Azione, poi al Movimento per la Democrazia Repubblicana e quindi, nel settembre 1946, al Partito comunista.
Sotto la guida di Ruggero Gallico, segretario della Federazione comunista di Avellino dal 1948 al 1957, l’impegno di B. nel partito divenne a tempo pieno, prima occupandosi della Federazione giovanile comunista, e poi affiancando come segretario di redazione Nicola Vella, fondatore e direttore del “Progresso Irpino”. Membro del comitato federale dopo avere lasciato la guida della Fgci, B. visse in prima persona la crescita del ruolo del sindacato, la fase delle lotte contadine e lo scontro sociale sul fronte operaio tra il 1951 ed il 1955. La brutale repressione della rivoluzione ungherese nel 1956 lo colpì profondamente, ma egli ritenne comunque errata e viziata di opportunismo la scelta di coloro, soprattutto intellettuali, che decidevano di lasciare il partito e si convinse che invece era quello il momento giusto per tentare di allargare la democrazia interna.
Negli stessi giorni, B. intraprese la sua carriera di docente di italiano e storia presso l’Istituto tecnico agrario di Avellino e di lettere e storia dell’arte presso i Licei di Avellino, Dentecane e S. Angelo dei Lombardi.
Consigliere comunale di Avellino dal 1964 al 1985 e capogruppo tra il 1980 e 1’85, nel 1971 entrò a far parte della commissione edilizia, in cui diede particolare prova di sensibilità e di competenza. Nel febbraio 1973 fu tra gli autori del “Quaderno di proposte della sezione Gramsci”. Nel 1985 entrò a far parte della sezione provinciale del Comitato di controllo. Fu inoltre candidato alla Camera dei Deputati nel 1958 e nel 1963 e al Senato nel 1976. Nel 1992 lasciò la politica attiva contemporaneamente all’insegnamento.
Morì ad Avellino il 12 maggio 2014.

Vincenzo Barra

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