Venerdì 12 aprile si è svolta la quinta e ultima giornata del “Corso avanzato per l’avvio all’istruzione superiore, alla ricerca e alle professioni”, organizzato insieme alla Fondazione don Gnocchi, con la collaborazione della Camera di Commercio di Avellino e dell’Ufficio scolastico provinciale, rivolto ai migliori studenti del penultimo anno degli Istituti superiori di Avellino e provincia, dedicato quest’anno alla “Robotica tra presente e futuro”.
Le lezioni conclusive sono state tenute da Maurizio Ferrarin, responsabile del Polo Tecnologico e della Linea di Ricerca su “Tecnologie per la riabilitazione e l’integrazione sociale” dell’IRCCS Santa Maria Nascente della Fondazione Don Gnocchi di Milano, che è intervenuto su “Analisi del movimento e Robotica”e Daniele Pucci, responsabile della linea di ricerca Dynamic Interaction Control (DIC) dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), che ha affrontato il tema della “Robotica umanoide”.
L’ultima giornata del Corso è iniziata con la lezione di Maurizio Ferrarin, che è partito dall’analisi del movimento umano, illustrando le varie tecniche che ne permettono la valutazione quantitativa. Componenti significative per l’analisi del movimento dell’uomo sono la cinematica (quanto si muove?), la dinamica (perché si muove?) e la elettromiografia cinesiologica (quando e quanto i muscoli sono attivi?).
Conoscere le varie descrizioni del movimento umano e i relativi strumenti utilizzati consente di capire come, attraverso l’uso di questi strumenti, possa avvenire l’acquisizione e l’elaborazione dei segnali e la costruzione di modelli del movimento umano analizzato.
L’analisi del movimento e delle sue alterazioni rappresenta un fondamentale strumento diagnostico e valutativo nel progetto riabilitativo dei pazienti. Fondamentali sono le ricerche condotte nei laboratori di analisi del movimento, quali quelle dell’IRCCS Don Gnocchi, sia per quel che riguarda la ricerca scientifica che per le applicazioni mediche.
Nel corso della sua densa e articolata esposizione, l’ing. Ferrarin ha anche presentato i risultati scientifici ottenuti dall’utilizzo di alcuni macchinari robotici per la riabilitazione degli arti inferiori (Lokomat, Ekso, Geo system, APO), degli arti superiori (Armeo Power) e della mano (Hand Exos).
Tanti i progetti, dal sistema MecFES, basato sulla stimolazione elettrica controllata, al progetto TWIN, che vede il coinvolgimento dell’Inail, ma, ha concluso Maurizio Ferrarin, c’è ancora molto da fare…
La seconda e ultima lezione è stata tenuta da Daniele Pucci, che ha introdotto in modo chiaro e preciso gli studenti al mondo dei robot umanoidi, capaci di percepire, analizzare e interagire con il mondo circostante, approssimando, in maniera sempre più realistica, il comportamento di un operatore umano.
Daniele Pucci, attratto dall’elettronica fin da bambino, ha poi presentato i-Cub, un robot umanoide che ha le dimensioni di un bambino di quattro anni, in grado di riconoscere, seguire e afferrare gli oggetti e di apprendere dal comportamento umano, arrivando ad avere capacità cognitive paragonabili, appunto, a quelle di un bambino. La caratteristica di i-Cub (che ha l’aspetto di un bambolotto) è quella che si tratta di un robot che acquisisce le proprie capacità attraverso un processo di apprendimento simile a quello umano giungendo all’esecuzione di comportamenti sempre più complessi. I campi di applicazione possono essere molteplici, dai servizi alla persona, alla sanità, all’utilizzo nell’industria.
I robot umanoidi, dunque, collaboreranno sempre più con noi, ma all’Istituto italiano di tecnologia di Genova – ha spiegato Daniele Pucci – stanno lavorando anche per realizzare una interazione tra gli stessi robot. Ma non basta, perché i ricercatori dell’IIT stanno addirittura studiando la possibilità che il robot umanoide possa volare, applicando alle mani e a i piedi del robot delle turbine.
Non è mancato, anche in questa lezione conclusiva, un richiamo ai nuovi problemi etici e sociali che i progressi inarrestabili e sempre più veloci della robotica pongono non solo agli scienziati ma a tutta l’umanità.