L. crebbe nel capoluogo piemontese. Si avvicinò giovanissimo alle rivista di Piero Gobetti, prima come assiduo frequentatore del gruppo di «Energie nuove» e poi come collaboratore di «Rivoluzione liberale». Nel 1923 espose per la prima volta alla Quadriennale di Torino, l’anno successivo partecipò alla Biennale di Venezia e nello stesso anno si laureò in medicina.
In questo periodo L. ha modo di soggiornare più volte a Parigi, avendo contatti sia con artisti presenti nella capitale francese, che con l’emigrazione antifascista lì presente.
Nel 1931 è presente alla I Quadriennale di Roma mentre la sua prima personale parigina fu organizzata nel 1932 dalla galleria Jeune Europe. Negli anni Trenta proseguì sia l’attività pittorica, che l’attività politica, aderendo al movimento “Giustizia e Libertà”, di cui è uno dei redattori del programma. Per la sua attività antifascista fu arrestato una prima volta nel marzo del 1934. Nel 1935 fu nuovamente arrestato, subendo una condanna al confino in Lucania, prima a Grassano e poi ad Aliano. Durante il soggiorno in Lucania dipinse numerose tele, impegnandosi anche in un piano di profilassi antimalarica.
In libertà dal maggio 1936, in seguito alle leggi razziali, nel 1939 fuggì in Francia, dove scrisse Paura della libertà. L. rientrò clandestinamente in Italia nel 1941, aderendo al Partito d’Azione. Nel 1942 scrisse la Paura della pittura. Nel 1943 fu brevemente arrestate. Nel 1944 a Firenze, L. entra a far parte del Comitato toscano di liberazione nazionale. Dirige «La Nazione del Popolo» a Firenze e l’edizione romana de «L’Italia libera». La sua opera più importante di scrittore, Cristo si è fermato a Eboli, venne redatta tra il 1943 e il 1944, nata dai ricordi di confinato in Basilicata. nel 1946 è fu candidato alla costituente in Basilicata. L. in quegli anni riprese anche la sua attività espositiva. Nel 1950 pubblica il volume L’orologio.
Nel 1954 ebbe una sala personale alla Biennale d’arte di Venezia. L’attività artistica proseguì intensa per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta, intrecciandosi alla sua produzione letteraria, giornalistica – con numerosi reportage dall’Italia e dal resto del mondo – e alla sua presenza sulla scena politica. Nel 1963 fu eletto senatore nelle liste del Pci a Civitavecchia e di nuovo nel 1968 a Velletri. Non fu rieletto nel 1972, candidato a Caltagirone.
Morì a Roma il 4 gennaio 1975, venendo sepolto ad Aliano.
Archivio:
Il fondo è stato depositato in più fasi presso l’archivio Centrale dello Stato, in forza di una convenzione con la fondazione “Carlo Levi”.
La documentazione conservata è stata prodotta tra il 1901 e il1994. 5 sono le principali serie dell’archivio: “Carteggio, “Documentazione”, “Archivio Fotografico”, “Film 1979” e “Documentazione custodita presso la fondazione Carlo Levi”
La prima sezione è costituita da 1845 fascicoli, organizzati per il cognome del corrispondente, custoditi all’interno di 50 buste, con più di 1.500 corrispondenti individuati.
La sezione “Documentazione” è costituita da 82 buste organizzate in ulteriori sottoserie: “Carte personali”, “Scritti di Carlo Levi”, “Scritti su Carlo Levi” e “Materiale a Stampa”
La sezione fotografica è costituita da 34 buste, corredate da un elenco di foto private e familiari di L., servizi fotografici sullo stesso e personaggi e paesaggi poi dipinti da L.
Il film su L. del 1979 è custodito in una busta in varie copie e formato e l’ulteriore documentazione custodita presso l’omonima fondazione in 5 buste è costituita da documenti miscellanei, in buona parte fotocopiati giunti da altri soggetti produttori e conservatori.
Ulteriori documenti sono disponibili presso il Centro Manoscritti ed autori contemporanei dell’Università di Pavia dove sono presenti le poesie autografe di L.; presso la Fondazione Spadolini di Firenze, dove appunti, agende e altri manoscritti prodotti tra il 1966 e il 1973, e presso l’Università del Texas, negli Stati Uniti e dove un manoscritto autografo, del 1944, dal titolo “Cristo” è all’interno del fondo Italian project.
Inventario disponibile presso la sala studio dell’Archivio Centrale dello Stato identificato con il codice 48/071 e suddiviso in due volumi.
Soggetto conservatore:
Archivio centrale dello stato (ACS)
L’Archivio centrale dello Stato è un istituto dotato di autonomia speciale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, e afferisce alla Direzione Generale per gli Archivi.
L’archivio nasce nel 1875, come Archivio del Regno d’Italia. Ha condiviso sede e direzione con l’archivio di Stato di Roma fino al 1953, quando si è deciso di creare un istituto autonomo con l’attuale denominazione, trasferitosi nell’attuale sede dell’EUR nel 1960.
Conserva prevalentemente i documenti prodotti dall’amministrazione centrale dello Stato italiano dall’unità ad oggi, oltre che di enti pubblici e privati di rilievo nazionale – sono circa 50 i fondi di questo tipo depositati – e di personalità e famiglie – ben 250 fondi – che lo Stato ha acquisito o ha in deposito, per un totale di 160 chilometri lineari di documentazione.
I fondi archivistici sono liberamente accessibili. Nel caso di un fondo come quello di Carlo Levi, depositato presso l’istituto, va contattata per autorizzazione la Fondazione “Carlo Levi”.
Indirizzo Piazzale degli Archivi, 27 – 00144 Roma
Orario di apertura: 09-18e45 dal lunedì al venerdì; 9-12e45 sabato
telefono +39 06-54548487
e-mail: acs.salastudio@beniculturali.it
sito internet: https://www.acs.beniculturali.it/
Archivio:
Il fondo ha una consistenza di 45 fascicoli custoditi in 3 buste, ed è costituito dagli scritti dattiloscritti (1962-1972) e dai ritagli di giornale relativi agli articoli pubblicati prevalentemente su «La Gazzetta del Mezzogiorno» tra il 1944 e il 1980. Inoltre si conserva la corrispondenza (1956-1957) in qualità di direttore della rivista «La Calabria». Il fondo comprende, infine, una relazione dattiloscritta sull’opera filosofica e letteraria di Michele Abbate.
La documentazione è stata riordinata e inventariata da Maria Palasciano nel 2007.
Inventario consultabile presso questo indirizzo web:
http://ipsaic.it/wp-content/uploads/2020/06/Michele-Abbate.pdf
Soggetto conservatore:
Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea “Tommaso Fiore” (Ipsaic)
L’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea (Ipsaic), sorto negli anni Cinquanta ad iniziativa dell’Associazione nazionale perseguitati politici antifascisti (Anppia), si è costituito in associazione il 12 aprile 1970 ad opera di significativi esponenti della cultura democratica pugliese, tra i quali Tommaso Fiore, Natale Lojacono, Fabrizio Canfora, Franco De Felice, Giuseppe Di Vagno.
Nel 1982 l’Ipsaic ha ottenuto il riconoscimento di archivio di notevole interesse storico da parte della Soprintendenza archivistica della Puglia e dal 1988 è associato all’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (INSMLI), oggi “Istituto nazionale Ferruccio Parri” (Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea).
Nel corso di questi anni l’Ipsaic ha collaborato con il Miur, con diversi istituti universitari di Bari e di Foggia e ha svolto attività di consulenza per il Consiglio regionale della Puglia, per diversi assessorati della Regione e comuni pugliesi, tra cui il capoluogo, nel campo del recupero della memoria storica relativa alla Puglia e alle altre regioni del Mezzogiorno. Ha partecipato a diversi programmi nazionali della Rai e a progetti di ricerca e didattica di enti culturali nazionali, tra cui l’Animi (Associazione nazione per gli interessi del Mezzogiorno), la Cgil e le Camere del lavoro, Casa di Vittorio, Fondazione Di Vittorio, Anpi, Anppia, Fondazione Gramsci di Puglia.
Costante è, infine, la collaborazione con la “Teca del Mediterraneo” – Biblioteca multimediale e Centro di documentazione del Consiglio regionale della Puglia, con gli Archivi di Stato di Bari, di Foggia, di Brindisi, con la Biblioteca nazionale di Bari “Sagarriga Visconti-Volpi” e con l’attività di ricerca dell’Istituto “Ferruccio Parri”.
Un primo intervento di sistemazione dei fondi originari dell’Istituto ha avuto luogo alla fine degli anni Ottanta, in seguito incrementato e confluito nella
Guida agli archivi della Resistenza dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, disponibile anche per la consultazione online.
Gli inventari redatti da Maria Palasciano nel 2007 e dai componenti della Commissione archivi dell’Istituto tra il 2019 e il 2020 (nell’ambito del progetto “I luoghi della memoria. Iniziative per promuovere la conoscenza, la valorizzazione e la fruizione dei luoghi della memoria del Novecento e degli archivi storici pugliesi” promosso dalla Regione Puglia) sono in corso di aggiornamento e saranno pubblicati a breve sul sito ufficiale dell’Ipsaic.
I fondi archivistici sono liberamente accessibili previo appuntamento, negli orari di apertura dell’Istituto.
Indirizzo: c/o Biblioteca multimediale del consiglio regionale della Puglia “Teca del Mediterraneo”, via Gentile 52, 70126 Bari BA
Orario di apertura: 9-13 dal lunedì al venerdì. Previo appuntamento è possibile anche l’apertura pomeridiana tra le 16 e le 18. Chiusura al pubblico nel mese di agosto.
Telefono: +39 080 5402712
e-mail: antifascismo.biblioteca@consiglio.puglia.it
sito internet: http://ipsaic.it/