Nella splendida cornice della sala Ipogeo della Casina del principe, venerdì 24 maggio, il Centro di ricerca Guido Dorso ha presentato l’ultimo lavoro del prof. Carmine Pinto, docente di storia contemporanea all’Università di Salerno, Il brigante e il generale, edito da Laterza. Con il professor Pinto hanno dialogato Nunzio Cignarella, vicepresidente del Centro Dorso, ed Ermanno Battista, membro del Comitato scientifico.
Il volume ripercorre, attraverso la storia di due protagonisti, il brigante Carmine Crocco e il generale Emilio Pallavicini di Priola, lo scontro, globale e nazionale, tra un ordine politico-sociale di antico regime e un ordine politico-sociale moderno, basato sul liberalismo. Uno scontro che ha nel Mezzogiorno d’Italia, zona particolarmente politicizzata, uno dei suoi campi di battaglia privilegiati e che si conclude con la vittoria del nazionalismo italiano e con la risoluzione di quello che Pinto ha definito «il problema storico della nazione italiana». Tuttavia, negli ultimi venti-trent’anni, la fine delle grandi ideologie novecentesche, con la conseguente crisi dei grandi partiti di massa, ha portato ad una depoliticizzazione del mondo occidentale in generale e anche del Mezzogiorno italiano, contribuendo a creare una frattura netta tra politica e cultura che ha prodotto una cultura del risentimento. Su questa cultura, ha illustrato Pinto, si è basata una narrazione antiunitaria che vede nei briganti gli eroi di una perduta nazione napoletana, dei patrioti di una libertà del Sud, che ha permesso, ad esempio, a Crocco di diventare strumento di uso pubblico della storia. Combattere questa narrazione mitica del passato è il compito della ricerca storica.
Tra i presenti in sala, professori del Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Salerno e, tra gli altri, il professor Vincenzo Barra e l’onorevole Toni Ricciardi.