Dopo gli studi liceali a Roma, nel 1924 R. si iscrisse al corso di scienze agrarie dell’Istituto superiore di agricoltura di Portici. Dopo la laurea rimase nella cittadina alle porte di Napoli, come borsista dell’Osservatorio di economia e politica agraria. Già maturata da tempo la scelta antifascista, aderì al Partito Comunista. Una decisione che, nel 1930 , gli costò l’arresto, con l’accusa di aver contribuito all’organizzazione di una ‘cellula’ comunista a Napoli, con una successiva condanna a 15 anni. Grazie a due amnistie torno in e condannato a quindici anni di carcere; grazie a due amnistie, tornò in libertà vigilata nel 1935. Frattanto R. si distaccò gradualmente dal partito comunista, fino all’espulsione avvenuta 1939. Nel giugno del 1940 viene nuovamente arrestato e inviato al confino in Basilicata, ad Avigliano. Dal confino partecipò alle discussioni che portano alla proposta federalista del «Manifesto di Ventotene» e alla fondazione del Partito d’Azione. Alla caduta del fascismo è di nuovo libero. Ritorna a Roma, venendo eletto nel comitato esecutivo del PdA, in occasione primo convegno clandestino dello stesso, avvenuto nel settembre 1943. Attivo nella resistenza della capitale, a novembre del 1943 fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, da dove riuscirà ad evadere nel maggio 1944. Terminate le ostilità R. si dedicò all’insegnamento di economia agraria alla Facoltà di Agraria di Portici. Dal 1944 al 1948 fu commissario straordinario dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria. In quegli anni furono diverse le collaborazioni professionali: la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), il ministero dell’Agricoltura per la pianificazione e l’implementazione della riforma agraria e le agenzie specializzate delle Nazioni Unite della FAO (Food and Agriculture Organization) e dell’UNESCO (United Nations Educational Scientific and Cultural Organization). R. strinse inoltre legami forti con il mondo accademico e filantropico statunitense, attraverso numerose missioni oltreoceano. Nel 1959, grazie al sostegno della Ford Foundation varò il Centro di specializzazione in ricerche Economico-Agrarie di Portici.
Nel 1962 decise di aderire al Psi, nelle cui fila verrà eletto senatore nel 1968 e nel 1972, ma nel 1975, per ragioni di salute, è costretto ad abbandonare l’attività politica. L’impegno pubblico di R. continuerà attraverso collaborazioni giornalistiche, sia – in particolare in occasione del terremoto dell’Irpinia – con contributi di analisi e progetti. Nel 1979 fu il presidente del neonato Centro di ricerca Guido Dorso, mentre nel 1981 assunse la guida dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia. È scomparso nel giugno del 1988.
Archivio:
Il fondo archivistico di Manlio Rossi-Doria si compone di 783 fascicoli con documenti dal 1921 al 1988, organizzati in cinque serie principali: “Quaderni e diari”, “Rapporti con istituzioni, partiti e movimenti”, “Manoscritti, dattiloscritti e pubblicazioni”, “Altri materiali di lavoro” e “Appendice”.
L’archivio raccoglie documentazione custodita dallo stesso R. e altra integrata grazie all’intervento di colleghi, amici, allievi o conservata presso istituzioni con cui ha intrattenuto rapporti di lavoro.
L’organizzazione del fondo rispecchia le varie attività politiche, professionali e intellettuali svolte nel corso della sua esistenza da R.
Inventario consultabile presso questo indirizzo web:
https://www.lazio900.it/oggetti/472-manlio-rossi-doria/
Soggetto conservatore:
Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI)
L’Associazione è stata fondata 1910, caratterizzandosi, nei suoi primi quaranta anni di esistenza per per una incessante attività di filantropia sociale nelle regioni del Sud Italia. Dagli anni successivi alla Seconda guerra Mondiale svolge attività esclusivamente culturale e di ricerca sulla storia del Mezzogiorno e su quella del pensiero meridionalistico. Gestisce la biblioteca di studi meridionali “G. Fortunato, che dispone di un patrimonio di 60.000 libri e pubblica «L’Archivio storico per la Calabria e la Lucania», e la «Collezione di studi meridionali».
Il patrimonio archivistico conservato dall’Associazione, è per la quasi totalità attinente alla storia civile e politica, alla cultura, ad alcuni momenti e figure di primo piano della storia del Novecento. Il nucleo centrale è costituito dall’Archivio Storico della stessa associazione. Di notevole importanza è anche l’archivio fotografico e i numerosi fondi archivistici privati di personalità di spicco del meridionalismo italiano.
Gli inventari dei fondi archivistici sono consultabili sul portale Lazio900.
Gli archivi custoditi sono liberamente accessibili previo appuntamento, negli orari di apertura dell’istituto.
Indirizzo: Piazza Paganica 13 – 00186 Roma
Orario di apertura: 9.00–18.00 dal lunedì al venerdì, chiusura nel mese di agosto.
Telefono +39 06 68136846
email: segreteria@animi.it
sito web: http://www.animi.it/