Filippo Capone
Nato a Montella (Avellino) il 25 maggio 1821, fu educato dal padre Andrea nel rispetto di sentimenti liberali e carbonari.
Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Napoli, iniziò l’attività forense. Durante gli anni napoletani ebbe modo di frequentare gli ambienti intellettuali e di stringere amicizia con De Sanctis e Settembrini. Socio fondatore del circolo costituzionale e membro della Guardia nazionale di Napoli, fu tra i protagonisti attivi delle vicende del 1848. In occasione delle elezioni per il Parlamento napoletano, inviò agli elettori della provincia di Principato Ultra un opuscolo sulla Missione della Camera dei Deputati in cui prendeva posizione a favore del programma del ministro di Grazia e giustizia Aurelio Saliceti. Dopo i fatti del 15 maggio e l’inizio della controrivoluzione borbonica, entrò a far parte della Società dell’Unità d’Italia: scoperti i piani della setta fu costretto a lasciare Napoli e rifugiarsi a Genova, dove entrò in contatto con gli altri esuli meridionali. Poté rientrare a Napoli soltanto all’indomani dell’Atto sovrano del 25 giugno 1860 concesso dal re Francesco II. Nominato intendente del Principato Ultra mantenne questo incarico per un breve periodo. Dopo l’unità d’Italia, fu deputato tra i banchi della Destra Storica dal 1861 al 1876. Magistrato sin dal Regno delle due Sicilie, nel 1860, e poi nel Regno d’Italia, operò in diverse sedi importanti come Napoli, Torino e Milano, fino al 1893 quando venne collocato a riposo con il grado di primo presidente della Corte di appello. Il 26 gennaio 1889 era stato nominato senatore per la 9a categoria. Morì presso Nocera Inferiore (Salerno) l’11 giugno 1895.
Ermanno Battista
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